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Una “Madonna del Sangue” in Valsassina

 

All’Alpe Bargiac, nella Valle Ossola in comune di Primaluna (LC) sulla facciata di una cascina ottocentesca campeggia un affresco dalla grandiosa composizione inserito in una nicchia: vi è raffigurata al centro una Madonna che tiene nella mano destra tre rose rosse e sorregge con la sinistra il Bambino Gesù che a sua volta srotola un cartiglio, solo in parte leggibile [In gramio] Matris sedet [sapientia] Patris; dalla fronte della Vergine sgorgano copiose gocce di sangue e nel vestito è visibile un taglio, sia pure solo accennato, allusione forse al soggetto iconografico della “Madonna del Latte”. Sullo sfondo una robusta grata di ferro e un cumulo di nuvole o di sassi (è una allusione alla frana di Gero e Barcone del 1762?). In basso a sinistra in piedi è raffigurato S. Giuseppe (riconoscibile dal bastone fiorito, l’unico, secondo la tradizione, a fiorire tra tutti i bastoni dei pretendenti di Maria), al centro in ginocchio un uomo vestito di peli di cammello (potrebbe trattarsi di S. Giovanni Battista o di S. Onofrio o di S. Giobbe), a destra in piedi un santo apostolo non identificabile con precisione in mancanza di attributi. Ci troviamo quindi di fronte ad un soggetto iconografico davvero originale e non altrimenti attestato in Valsassina. Le gocce di sangue dalla fronte non lasciano però dubbi al richiamo alla “Madonna del Sangue” del Santuario di Re in Val Vigezzo (NO). Correva l'anno 1494. A Re, uno dei tanti piccoli villaggi sparsi lungo la vallata, sorgeva una chiesetta e sulla sua  facciata, sotto un portichetto, era affrescata una Madonna col Bambino. Una sera un certo Giovanni Zucono, che poi i paesani chiamarono Zuccone, si trovava lì vicino con altre persone, riunitesi per giocare a piodella (gioco che consisteva nel tirare un sasso appiattito, la "piodella", contro un cilindro di legno su cui ognuno aveva posto una moneta; vinceva chi riusciva a far cadere le monete vicino al proprio sasso). Quel giorno lo Zuccone era sfortunato e continuava a perdere; stizzito, si girò e tirò la pietra contro la chiesa, colpendo proprio il ritratto della Vergine. Il giorno dopo un fedele, toccando l'effige in atto di devozione, si accorse che questa perdeva sangue dalla fronte. Prontamente accorsero il curato del villaggio e tutti i paesani, gridando al miracolo. Il sangue continuava a sgorgare abbondantemente ed emanava un intenso profumo. Davanti all’immagine della “Madonna del Sangue”, fu subito costruito un altare. In seguito, dal 1606 al 1628 fu edificata una Chiesa più grande che conglobava l'immagine, la quale, pur rimanendo al suo posto, risultava collocata sull'altare. Ma l'afflusso dei pellegrini provenienti dall'Italia e dalla Svizzera richiese un Santuario più grande. Fu così che nel 1894, quattrocentesimo anniversario del miracolo, si decise di realizzare un tempio grandioso. L'attuale grandiosa basilica, di stile bizantino-rinascimentale, iniziata nel 1922 è stata consacrata il 5 agosto 1958 dal Vescovo di Novara ed è stata insignita da Pio XII del titolo di Basilica Minore. Testimonianza della grande devozione popolare sono le centinaia di ex voto che tappezzano le pareti della Basilica e gli affreschi dipinti ovunque sui muri esterni delle abitazioni e sulle umili casere degli alpeggi. Ma come è finita questa immagine della “Madonna del Sangue” in quel di Primaluna? Forse sono stati i “bergamini” che fino a cinquant’anni fa scendevano nel Novarese a svernare con il bestiame.  

Marco Sampietro

                                          (Associazione "Amici della Torre" - Primaluna LC)

 

 

 

 

 

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