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Museo dell'ombrello a Gignese: Ombrelli e Tarùsc

Quanto è vero che è splendidamente unico il Lago Maggiore, è altrettanto vero che è curiosamente unico il “museo dell’ombrello” di Gignese, simpatico paese sulle pendici del Mottarone a 707 metri di altitudine s.l.m.

Se si viene a trascorrere anche solo qualche giorno sul Maggiore, vale la pena di dedicare anche solo un’ora per una visita a questo unico museo, intriso di storia, mestieri e civetteria; per andare a Gignese, si può in soli 10 minuti salire da Stresa ,passando per Vezzo, oppure dall’autostrada A-26, uscire a Meina e salire per pochi minuti sino a Gignese.

o il paracqua o la ruggine...

Uno dei loro motti: O il paracqua o la ruggine...

Nel museo ci accoglie la storia degli ombrelli, degli ombrellai e della loro “parlata” : il Tarùsc ;credo proprio che in tutte le parti del mondo non esista ombrellaio che non sappia o meglio non conosca la loro “lingua”, usata per intendersi fra di loro ed anche nata per identificare una categoria, un mestiere, che anche se è in via di estinzione rimane un capostipite di quegli uomini erranti come : lo stagnino, il cadregat, il mùlitta e appunto gli ombrellai con i loro garzoncelli ai quali tramandavano il sapere, i giri annuali e con il tempo la clientela. Al museo dell’ombrello di Gignese sarà possibile acquistare il volumetto della parlata degli ombrellai : “il Tarùsc” del quale voglio anticiparvi alcuni vocaboli, tramandatimi da mio padre. L’ombrellaio si chiama “el lusciat” ;il denaro: “bèrgna”; il bacio: “minìn” ; dormire: “cubià”; il pane: “gérb”.

Incomprensibile vero ? Ma non più di cento anni or sono, loro, gli ombrellai, anticipando l’esperanto, con la loro parlata si capivano, da qualsiasi parte del mondo arrivassero.Altro museo interessante dei lavori del passato è il Museo dello Spazzacamino sito in Santa Maria Maggiore Valle Vigezzo. Emanuele Bolla

 

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